“Good Cry” di Bruklin è una canzone che cattura l’ascoltatore con la sua onesta vulnerabilità. La voce di Bruklin è rauca, emotiva, e perfetta per trasmettere il peso emotivo del brano. Non si tratta di un semplice sfogo, ma di un’esplorazione complessa del dolore represso e della difficoltà di elaborare un lutto, o forse una fine di relazione, senza la possibilità di un’adeguata espressione emotiva.
La canzone si basa su una struttura semplice ma efficace, con un ritornello che è sia orecchiabile che profondamente commovente. Il testo è diretto e toccante, descrivendo in modo crudo l’incapacità di piangere, di parlare dei propri sentimenti e il conseguente accumulo di dolore. Le frasi ripetute “I never got to cry about it” e “I’m overdue for a really good cry” sottolineano il nucleo emotivo del brano, evidenziando la sofferenza repressa.
L’aspetto più interessante di “Good Cry” è la sua capacità di creare un’empatia immediata. L’ascoltatore percepisce la sincerità delle parole di Bruklin e si immedesima nella sua frustrazione e nel suo dolore inespresso. La scelta di non utilizzare una strumentazione eccessivamente elaborata è azzeccata, lasciando spazio alla voce e all’emozione grezza del testo. Le pause e le variazioni ritmiche aggiungono tensione drammatica, intensificando l’impatto emotivo.
In conclusione, “Good Cry” è una canzone potente e genuina che colpisce per la sua semplicità e sincerità. Brucklin dimostra un talento significativo nell’espressione emotiva attraverso la musica, creando un brano che lascia un segno e che probabilmente risuonerà con molti ascoltatori che hanno vissuto esperienze simili di dolore inespresso. È una canzone che merita sicuramente di essere ascoltata e apprezzata per la sua onestà e la sua potente emotività.