Se la musica fosse cinema, “Muretto Stories” di Ziobi non sarebbe un brano, ma un cortometraggio. Un’opera cruda, senza filtri, girata in piano sequenza tra i palazzi e l’asfalto dello 09048. Ziobi non è solo un rapper, qui veste i panni del regista e dello sceneggiatore, firmando un racconto che ha il sapore autentico del neorealismo in chiave trap.
La “sceneggiatura” è scritta con l’inchiostro della strada. Le liriche sono una successione di inquadrature nitide e spietate: il primo piano sui “soldi sporchi dentro vestiti puliti”, la dissolvenza sul fumo di un’auto che sgomma, il campo lungo su un gruppo di ragazzi per cui la lealtà è l’unica legge (“Se di noi ne tocchi uno siamo in 12“). Non c’è romanticismo, solo la cronaca di una vita vissuta “superando il posto di blocco”, dove ogni giorno è una sfida alla sopravvivenza e alla normalità.
La colonna sonora, prodotta magistralmente, non è un semplice sottofondo. È il battito cardiaco della narrazione. Un beat trap oscuro e ossessivo che crea una tensione costante, il perfetto tappeto sonoro per una trama che oscilla tra la routine del “muretto” e i picchi di adrenalina di una vita che, come dice il ritornello, “è come nei film”. Non i film patinati di Hollywood, ma quei thriller urbani dove i protagonisti sono antieroi con cui non puoi fare a meno di empatizzare.
Il tema centrale, il vero messaggio del “regista”, risiede in quel verso che è sia una promessa che una minaccia: “Finché non rimango sotto“. È la dichiarazione di intenti di chi rifiuta di essere una comparsa nel film della propria vita. È la volontà di lottare per il proprio posto nel mondo, anche quando il mondo sembra aver già deciso per te. Ziobi non glorifica, ma documenta. Non inventa, ma mette in musica ciò che vede, ciò che vive.
In conclusione:
“Muretto Stories” è un pezzo di cinema-verità applicato al rap. È la prova che per raccontare una storia potente non servono effetti speciali, ma uno sguardo onesto e una voce che non ha paura di tremare di rabbia e di orgoglio. Ziobi ci apre una finestra su un mondo che esiste a prescindere dal nostro sguardo e lo fa con la maturità di un artista che ha capito che la propria realtà è la sceneggiatura più forte che possa mai scrivere.
Un’opera da “guardare” con le orecchie, più e più volte, per coglierne ogni dettaglio. Applausi.